revisore Dott.ssa Luna Carpinelli
Rebecca è una donna decisa, curiosa, intraprendente, con un lavoro che spesso la vede impegnata in giornate con infinite ore di lavoro. Vive in una grande città del Nord Italia e, dopo un anno senza sosta, decide che si merita una vacanza … non una qualunque, ma un vero e proprio viaggio.
Il suo sogno da sempre, la Turchia … una meta non scelta a caso … vuole vedere coi suoi occhi, per conoscere quello che tanto fa discutere l’Europa; quindi, qualcosa di più di un semplice viaggio, poter aprire i propri occhi, la mente e il cuore… Conoscere per capire, sentire per raccontare.
È il mese di settembre, quando decide di partire. Rebecca sa bene che non sarà un viaggio facile: da sola in un paese così complesso e controverso. Lo sa bene non solo perché l’ha studiato all’università, ma anche perché lei stessa è figlia di quest’Europa e vive dentro di se le stesse contraddizioni che poi quotidianamente l’informazione pone davanti gli occhi. E con quella stessa contraddizione, pensieri, idee, si accingeva a partire: erano il bagaglio culturale che le era stato trasmesso ma che portava dentro i semi della speranza di una diversità, di una possibile apertura, pronta a leggere le diversità e ad ammettere le contraddizioni, per raccontare anche quello che non sempre si vuol sentire.
In sette giorni viaggia attraverso questo grande Paese. Percorre circa 1800 km: pochi, se si considera la sua vastità, abbastanza per darle il sapore delle cose, l’altra faccia della verità. Accompagnata dalla sua guida speciale, un giovane uomo con una profonda conoscenza del suo Paese ma anche dell’Europa e dell’Italia, dove ha vissuto dodici anni e conseguito una seconda laurea. Musulmano per origine, circonciso, madre ebrea, padre turco. Oppositore del governo, è stato in carcere per sostenere le sue idee, continuare a dire la verità, come le cose realmente sono, quelle che l’Europa non vuole e che fanno la fortuna del viaggio di Rebecca: grazie a lui, scopre che la Turchia è un paese aperto, tollerante, accogliente, pronto al confronto, che ha fatto grandi passi in avanti; un Paese ricco di storia, che a differenza di quanto si crede non vuole imporre le sue regole, solo gestire la sua complessità, la sua vastità e le sue due anime: l’anima europea e l’anima asiatica. Non è facile vivere questo dualismo; non è facile essere crocevia, punto di passaggio fra est ed ovest, quasi un ponte; un paese desiderato e continuamente osservato da nord a sud, da est ad ovest. Bulgaria, Grecia, Romania, Siria, Georgia, i vicini armeni, Ucraina e Moldavia; e poi ancora i mari: il Mediterraneo, il Mar Nero, Mar di Marmara, lo stretto dei Dardanelli … Rebecca ne è affascinata, colpita, stupita, tenta a comprendere tanta complessità, estensione, e capisce che non è cosa semplice.
Rebecca è rientrata, ha ripreso la sua vita ma qualcosa è cambiato, è riuscita a sfatare le presunte ragioni e i perché alla base dell’ignoranza che sussiste in Europa sulla Turchia di cui quest’ultima è in qualche modo responsabile, perché non ha saputo svolgere un’efficace politica per migliorare la propria immagine. Eppure, come Rebecca ha avuto modo di constatare, basterebbero poche ore di permanenza in quel Paese per capire che tutti gli stereotipi negativi, entrati nel nostro inconscio, sono sbagliati.
Eh sì, dobbiamo dirlo: quando si parla di Turchia, non ci vengono in mente solo paesaggi magnifici, profumi, colori, bellezza, ma anche paura, diversità, religione e pregiudizio. Non possiamo parlarne però senza prima parlare di Europa: non solo, dobbiamo anche fare un ulteriore passo indietro; in Europa, o meglio in Unione Europea, l’elemento politico-culturale è sempre stato molto sentito, tanto da essere posto come premessa stessa dell’Unione, come collante e spinta motivazionale dello stesso agire comune; questo, insieme con la solidarietà tra popoli e la questione delle origini riconosciute come diverse ma comunque comuni, sembrava dover essere premessa per un cammino comune, ma a ben vedere la promessa-premessa è stata disillusa. L’Europa non è una vera unione e i suoi popoli sentono di essere diversi e di non avere una stessa identità.
Quattro punti da tener presente: geografia, storia, istituzioni, religione.
- La Turchia non è in Europa? Ma una volta a scuola non dicevano che l’ultimo confine europeo erano gli Urali? Sembra proprio che questi monti abbraccino la Turchia.
- I codici penali, di procedura penale, civile, di procedura civile, commerciale turchi sono più o meno la fotocopia di quelli europei.
- Ricordiamo la grande storia dell’impero ottomano, che ha sempre convissuto nella storia europea partecipando a grandi alleanze.
- Il problema culturale che maschera quello religioso sostiene che essa non sarebbe adatta a far parte della UE per via della sua appartenenza al mondo islamico. L’identità turca è multipla e plurale e con Ataturk la Turchia si è dichiarata laica.
Tornando alla nostra Europa, unita sulla carta, divisa tra i suoi stessi popoli, unita dalla moneta ma priva di un’identità tanto forte e condivisa da superare i particolarismi nazionali, si presenta a noi strutturalmente un po’ zoppa: soffre la mancanza di una visione d’insieme o piuttosto vede la presenza di una visione schiacciata su un efficientismo tecno-economico senza respiro e prospettiva. Non esiste ancora un’Europa dei popoli, ma una gigantesca burocrazia poco permeabile al gioco democratico e assai succube di poteri finanziari largamente fuori dal controllo di Stati e cittadini. In quest’ottica, si denota la mancanza di un sistema efficace di governance per gestire e far avanzare il processo d’integrazione delle identità nazionali, tanto che assistiamo sempre più alla rinascita dei fantasmi etno-nazionalistici, diventiamo razzisti al nostro stesso interno, ci discriminiamo dentro la nostra stessa “unione”, sottolineando volutamente le grandi differenze culturali fra il nord Europa e i Paesi del Mediterraneo. Riemergono vecchi pregiudizi che sembravano essere ormai superati nell’ottica di un obiettivo comune più grande.
Tutto questo svanisce e cambia prospettiva nel momento in cui l’identità viene minacciata: quando l’altro, in quanto diverso, altro da te, sembra bussare alla tua porta, quando questo altro ti abita e agisce dal tuo stesso interno minando la tua sicurezza. Quando possibili minacce come Ucraina, Medio Oriente e Mediterraneo, Islam fondamentalista si avvicinano o esplodono, allora torniamo a parlare di processo di unificazione in un’unica e sola identità culturale.
E questo nella storia è successo e succede anche con la Turchia; si conferma che una delle principali attività più amate dagli europei è la “dislocazione dell’aggressività verso un nemico esterno”, che consiste nel processare la Turchia e chiudere gli occhi quando le prove smentiscono le accuse. Pare che vi sia una certa difficoltà nell’analisi della complessità della situazione interna turca e un’impreparazione nel capire le prospettive con cui essa si sta muovendo sulla scena internazionale. Ciò porta i Governi europei a promuovere azioni in larga parte contraddittorie: aperte al dialogo e al confronto su temi come l’immigrazione, ma critiche verso il Governo in carica quando si affrontano temi legati alla difesa dei diritti umani e ai diritti delle minoranze.
Rebecca sa che susciterà pareri discordanti ma ora è forte del suo sapere ed è pronta al confronto e alla discussione.