di Pasqualino Marsico
L’evoluzione tecnologica e l’informatizzazione dei sistemi ha realizzato un mondo parallelo a quello reale, quello virtuale, che evidenzia numerosi punti di forza ma anche innumerevoli problemi. Così come nel mondo reale, dunque, nei casi di crimini informatici sarà necessario individuare una scena del crimine da cui l’investigatore reperirà le fonti di prova digitali. A differenza dei crimini tradizionali, tuttavia, quelli informatici presentano caratteristiche peculiari e uniche, che ne rendono complicata l’azione investigativa e repressiva:
- Compressione spazio-temporale
- Trasversalità
- Asimmetricità
- A-territorialità
- Continua mutevolezza
Tali caratteristiche comportano la necessità di un approccio integrato, tattico e strategico, attivando tutti i possibili canali di ascolto, compreso l’ambito web ed in particolare il deep e dark web. Quando ci si approccia al mondo informatico si è sempre tranquilli e non consapevoli di trovarsi in un mondo immenso fatto di facce interscambiabili e introvabili che possono facilmente provocare danni e creare conseguenze pericolose.
Ma cosa sono il deep web e il dark web? Ci si riferisce certamente a territori digitali diversi che richiedono diversi metodi per accedervi. Il c.d. Internet di superficie è la parte della rete che viene mappata (tramite l’indicizzazione) dai motori di ricerca tradizionali, come Google.
Il deep web, invece, è la porzione di Internet che non viene indicizzata dai motori di ricerca, per cui non la troveremo mai tramite i motori di ricerca tradizionali. All’interno di esso ci sono perciò tutti i contenuti non indicizzati dai motori di ricerca; ma lì dentro finisce, paradossalmente, tutto ciò che del web usiamo più spesso: i messaggi diretti, le email e le transazioni bancarie. Inoltre, fanno parte della categoria le pagine Internet a cui per accedere è necessario autenticarsi o fare il login. Come, per esempio, i forum o gli indirizzari universitari. Ma anche i contenuti dinamici, i siti appena nati, quelli privati di atenei o aziende, le pagine pubblicate da poco, ecc.
Esiste, tuttavia, un territorio digitale ancora più profondo e nascosto che viene comunemente chiamato dark web. A differenza di quanto succede nel caso del deep web, al dark web si arriva solo tramite specifici software che consentono agli utenti la navigazione anonima. Il software più conosciuto per accedere al dark web è Tor, che si presenta come un normale browser che possiamo scaricare gratuitamente e utilizzare per surfare sui siti di tutti i giorni tutelando la nostra riservatezza, ma che permette anche di raggiungere la parte di web non percorribile con i normali canali di accesso.
Possiamo immaginare il dark web come un grande calderone in cui si può trovare di tutto. C’è la versione .onion dei siti di notizie e persino di Facebook. Una buona porzione di pagine è gestita da amanti delle criptovalute. Ma ci sono anche i mercati illegali: somigliano a dei forum e funzionano a grandi linee come eBay, con venditori che accumulano dei punteggi basati sui feedback degli utenti. In questa sezione sarà possibile osservare, acquisire, comprare e reperire ogni tipo di informazione, azione, sostanza od oggetto, legale ma soprattutto illegale.
Qual è la proporzione tra lecito ed illecito? Nel 2016 due ricercatrici di Terbium Labs, Clare Gollnick ed Emily Wilson, hanno selezionato a caso 400 url .onion e poi le hanno suddivise in base a scopo e contenuti. Così hanno scoperto che circa la metà di questi siti era legale. Mentre fra le url contenenti materiale illegale, il 45 per cento aveva a che fare con il commercio di droga, l’11,9 per cento con quello di farmaci, un 4,6 per cento erano siti di frodi e un altro 4,6 per cento riguardava operazioni di hacking.
Esistono numerosi mezzi e strumenti per poter navigare in sicurezza, tutelare i propri dati e non subire crimini informatici, ma bisogna avere consapevolezza che navigare su Internet è un po’ come camminare per strada e aggirarsi nei quartieri di una città immensa … quartieri in cui si percepisce un buon livello di civiltà ed altri in cui il degrado è assolutamente tangibile e visibile.
Si scorge, dunque, la forza dirompente del crimine informatico che, se non si sa contrastare con i giusti mezzi, risulterebbe silente ma efficace. Il LAIC, con l’aiuto dei suoi consulenti, approfondisce ed esamina le questioni formali e sostanziali sottese al mondo informatico e legate al crimine, partendo dal presupposto che così come nel mondo reale, anche in quello virtuale la possibilità di subire o provocare un danno è più semplice che mai.