di Pasqualino Marsico
La società moderna è spesso condizionata da elementi di percezione che allontano il singolo cittadino dalla realtà e lo avvicinano sempre più a ciò che si vuol far vedere e si vuole trasmettere. Tale percezione ha ricadute nell’ambito della sicurezza urbana: settore che oscilla tra le competenze delle autorità di pubblica sicurezza, amministrative e giudiziaria. In tale contesto il problema della sicurezza è diventato negli ultimi anni una questione di grande rilevanza per i cittadini, sulla quale si gioca il successo di partiti, esponenti politici e amministratori. Tale circostanza pone in essere numerosi problemi in tema di realtà e percezione. Ma secondo voi la realtà in cui viviamo rappresenta luogo sicuro e decoroso o si percepisce un’insicurezza che pone malessere nel cittadino? Con il D.L. del 20 febbraio 2017 n. 14, ormai convertito in legge, il legislatore chiarisce definitivamente la definizione di sicurezza urbana, affermando che con tale concetto si intende “il bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione e recupero delle aree o dei siti più degradati, l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio, la promozione del rispetto della legalità e l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile, cui concorrono prioritariamente, anche con interventi integrati, lo Stato, le Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, nel rispetto delle rispettive competenze e funzioni”.
In relazione alla sicurezza urbana dunque non ci si riferisce solo alla ricerca di una protezione contro il verificarsi di fatti violenti o di reati, ma ad una vera e propria tutela del decoro delle città. Tale concetto si differenzia dal concetto di sicurezza pubblica poiché quest’ultimo è legato all’idea di monopolio statale in materia di sicurezza, monopolio che si esprime attraverso le forze dell’ordine e i tribunali. Invece con il concetto di sicurezza urbana si sottintende che altre istituzioni locali e statali, e soprattutto i beneficiari stessi, ossia gli abitanti, le loro organizzazioni di quartiere e la società civile, svolgano un ruolo importante in questo senso. In tale contesto il medesimo decreto sviluppa un quadro organizzativo della sicurezza integrata, che rappresenta “l’insieme degli interventi assicurati dallo Stato, dalle regioni, dalle province autonome di Trento e Bolzano e dagli enti locali nonché da altri soggetti istituzionali, che concorrono, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità, alla promozione e all’attuazione di un sistema unitario e integrato di sicurezza per il benessere delle comunità territoriali”.
La partecipazione ed il coinvolgimento di istituzioni e cittadini consente di parlare di sicurezza non più come di una questione a competenza esclusiva delle istituzioni statali, ma come di un bene che è necessario produrre “insieme”, con la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. In tale contesto si permette a tutti gli organismi dello Stato centrale, dell’amministrazione locale e delle organizzazioni della società civile di partecipare in maniera responsabile alla costruzione di una città più sicura e decorosa ed affrontare efficacemente e in maniera coordinata i problemi legati ai vari tipi di insicurezza, riducendo il gap esistente tra ciò che è percepito e ciò che è realtà. Percorrendo tale via si realizza anche un modello di responsabilità sociale dei cittadini, che si basa sul presupposto che la sicurezza è una responsabilità solidale di tutti e non solo del sistema istituzionale.
Per realizzare un modello così dinamico e futuristico tutte le istituzioni e gli attori coinvolti si devono considerare non solo corresponsabili delle soluzioni ai problemi, ma anche elementi costitutivi dei problemi stessi. Ciò implica e impone, per le istituzioni, l’adozione di un atteggiamento di apertura a modifiche organizzative, e soprattutto un cambiamento di mentalità necessario per affrontare adeguatamente i problemi. A tal proposito sarà necessaria un’inversione di tendenza che riguardi il prendersi cura tanto della popolazione autoctona quanto di quella allogena. Saranno indispensabili politiche mirate alla coesione e all’inclusione sociale che rendano percepibili i bisogni di crescita unanime del territorio e delle persone che lo abitano. Sarà indispensabile l’interazione costante di istituzioni, corpi intermedi e società civile. La collettività dovrà essere pronta ad investire tempo ed esperienza, e i dirigenti locali dovranno contribuire a mobilitare una serie di “sponsor” per affrontare i problemi del vandalismo, della criminalità e della violenza non meramente legati ai classici concetti penalistici dell’ordinamento ma in visione di immagine delle città, in relazione a decoro e vivibilità.
Il cittadino rappresenta punto di partenza e traguardo di ogni politica, ma solo la proattività e la condivisione di pensiero tra istituzione e collettività può permettere il superamento dei problemi inesistenti e la possibilità di affrontare le precarietà che invece mortificano il nostro territorio.