La Calabria è una terra meravigliosa, ricca di cultura, di natura, di storia e tradizioni uniche. È tuttavia una terra complicata, in cui tanti fenomeni si rivelano più complessi di quanto appaiano e più lontani di quanto siano. Corrado Alvaro la decantava come una terra afflitta da misteri che bisogna svelare, risolvere. La società moderna è spesso condizionata da elementi di percezione che allontanano il singolo cittadino dalla realtà e lo avvicinano sempre più a ciò che si vuol far vedere e si vuole comunicare.
L’attuale periodo calabrese, specialmente in ambito politico, sanitario e sociale, non è esaltante e tale percezione di decadimento ha ricadute nell’ambito della Sicurezza Urbana, settore che oscilla nella competenza delle autorità di Pubblica Sicurezza, Amministrativa e Giudiziaria. In tale contesto, il problema della sicurezza è diventato una questione di grande rilevanza per i cittadini, sulla quale si gioca il successo di partiti politici e amministratori. Quest’ultima circostanza realizza numerosi problemi in tema di realtà e percezione.
Esiste ormai una considerevole parte di cittadinanza che vive distaccata dalla vita politica perché nauseata dai continui scandali e dalle delusioni accumulate negli anni e contribuisce indirettamente a diffondere la normalità dell’essere ultimi. In questi tratti di disagio trova terreno fertile la malavita organizzata che penetra nelle crepe della società e si mimetizza, cercando di far passare come normale l’illegalità e come logica la sua presenza sul territorio.
La ‘ndrangheta, negli ultimi anni, ha aumentato il proprio potere perché – con troppa facilità – ha trovato accesso nelle strutture deboli dello Stato e della cittadinanza, sottolineando una grossa capacità di spostare voti decisivi. Il contesto socio-economico calabrese, inoltre, non aiuta a migliorare la situazione: ci troviamo in una delle regioni più povere d’Italia e d’Europa, con una ricchezza inferiore alla metà della media italiana e una disoccupazione superiore al 20%. Così la ‘ndrangheta, sostituendosi spesso allo Stato, porta denaro e ne trasferisce flussi: elementi di galleggiamento economico per la popolazione, strumenti pericolosi e apparenti che creano uno pseudo sistema di welfare che trasferisce il “Controllo Sociale” dagli organi della legalità a quelli della malavita organizzata.
Partendo da queste basi bisogna lavorare per tornare a coltivare il senso di legalità e di amore per il Territorio, stando accanto ed esaltando l’eccellente lavoro delle Procure e dei Tribunali calabresi che, tramite il braccio rappresentato dalle forze pubbliche, stanno contenendo questo fenomeno. Il controllo mafioso diminuisce però la capacità dello Stato di reagire, creando un circolo vizioso di illegalità, malessere, assistenzialismo illecito e sottosviluppo. È necessario invertire la rotta e creare le basi per un futuro diverso, che è possibile e dipende molto dalla capacità dei cittadini di reagire, di provare a consegnare alle generazioni future una terra sulla quale vivere senza l’esigenza di partire e abbandonare affetti e averi.
La Sicurezza Urbana mira a creare questo senso di rinascita e pone le sue basi nel benessere del cittadino e nel decoro delle città. La sua definizione, infatti, fino a poco tempo fa, era prevalentemente di tipo dottrinaria, ma il Legislatore, ultimamente e in particolar modo a partire dal c.d. decreto Minniti (decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14), è intervenuto declinando le competenze degli attori istituzionali in modo da poter garantire un buon livello di decoro delle città. Il Legislatore ha posto, infatti, la Sicurezza Urbana come bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione e recupero delle aree o dei siti più degradati, l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio e associazionistico, la promozione del rispetto della legalità e l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile, cui concorrono prioritariamente, anche con interventi integrati, lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali.
La Sicurezza Urbana, quindi, è prima di tutto un bisogno umano e sociale, che traccia le basi per un vivere nel benessere e non nel degrado. A questa situazione bisogna riservare un’attenzione particolare alle nozioni di mixofobia e mixofilia, due tendenze contrapposte che guidano l’agire e il sentire del cittadino post-moderno. Non si può prescindere da una profonda analisi sociologica del contesto di riferimento per poter capire gli errori da correggere e per determinare un cambiamento tale da garantire alle persone sicurezza e benessere in un luogo decoroso. La partecipazione e il coinvolgimento di istituzioni e cittadini consentono di parlare di sicurezza non più come di una questione di competenza esclusiva delle istituzioni statali, ma come di un bene che è necessario produrre “insieme”, con la partecipazione di tutti i soggetti presenti nei Territori.
In tale contesto, si permette a tutti gli Organismi dello Stato Centrale, dell’Amministrazione locale e delle organizzazioni della Società Civile di partecipare in maniera responsabile alla costruzione di città più sicure e decorose ed affrontare efficacemente, e in maniera coordinata, i problemi legati ai vari tipi di insicurezza, riducendo il gap esistente fra ciò che è percepito e ciò che è realtà. Percorrendo tale via si realizza anche un modello di responsabilità e Controllo Sociale dei cittadini, che si basa sul presupposto che la sicurezza è una responsabilità di tutti e non solo del Sistema istituzionale. Ciò implica, per le istituzioni, l’adozione di un atteggiamento di apertura a modifiche organizzative, e soprattutto un cambiamento di mentalità necessario per affrontare adeguatamente i problemi. A tal proposito, sarà necessaria un’inversione di tendenza che riguardi il prendersi cura tanto della popolazione autoctona quanto di quella allogena ed esogena. Saranno indispensabili politiche mirate alla coesione e all’inclusione sociale che rendano percepibili i bisogni di crescita del territorio e delle persone che lo abitano, svincolando la popolazione dalla necessità indiretta di dar conto a chi delinque.
La collettività dovrà essere pronta ad investire tempo ed esperienza, e i dirigenti locali dovranno contribuire a mobilitare una serie di “sponsor” per affrontare i problemi della criminalità e della violenza, non meramente legati ai concetti penalistici, ma in termini di immagine delle città, in relazione a decoro e vivibilità. Il cittadino rappresenta il punto di partenza e il traguardo di ogni politica, ma solo la proattività e la condivisione di pensiero tra istituzione e collettività possono permettere il superamento dei problemi e la possibilità di affrontare le precarietà che invece mortificano il nostro Territorio.
Dopo diversi anni di studio, tramite la guida del Prof. Renzo Ciofi (docente al Master di II Livello in Scienze Forensi presso l’Università di Roma “La Sapienza”), si è sviluppato un progetto sulla necessità dell’utilizzo, all’interno delle realtà comunali, di area vasta e regionali, di una figura professionale capace di colmare i deficit, probabilmente fisiologici, che spesso si creano all’interno della macchina organizzativa locale e creare un legame di congiunzione tra i vari operatori e i cittadini. Nasce così la proposta del DDSU (dirigente delegato alla sicurezza urbana) che rappresenta una figura istituzionale capace di bonificare, con competenze accademiche e pratiche, i vuoti del sistema della sicurezza urbana tramite un’azione operativa e di cooperazione che ha due componenti fondamentali: una interna, per il coordinamento settori operativi (Urbanistica, Servizi Sociali, Anagrafe, Polizia Locale) ed una esterna, per realizzare una funzione di raccordo e collaborazione fra le istituzioni.
Il DDSU potrà collaborare, proporre iniziative e protocolli con tutto il mondo delle associazioni civili, religiose e sportive e dovrà avere un ruolo significativo e rappresentativo come delegato del Sindaco nell’ambito del C.P.O.S.P. (comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica), presieduto dal Prefetto e composto dalle figure istituzionali previste dalle norme vigenti. Altra funzione necessaria di questa figura dovrà essere quella relativa al monitoraggio del territorio legato ad attività sociali, sportive, economiche, culturali e ricreative per riattivare e rianimare i cittadini verso un coinvolgimento alla vita pubblica. Il DDSU è la risposta alle necessità in termini di Sicurezza da parte delle istituzioni alle Comunità Locali amministrate.
Ciò di cui forse c’è bisogno, perciò, è l’istituzione di questa figura intermedia, che possa rappresentare un collante tra cittadini, sindaci, politica regionale e ufficiali di Governo, una figura a carattere tecnico atta a realizzare un aumento di sicurezza reale e percepita in una comunità estremamente variegata come quella presente nella maggior parte dei Comuni calabresi e della penisola italiana. Abbiamo l’obbligo di scommettere su un futuro migliore, e possiamo iniziare a cambiare qualcosa, con nuove idee, costruendo novità … perché la Calabria merita una rinascita capace di essere a livello della sua bellezza e dissolvere qualche mistero di “alvariana” memoria.